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Dal certificato di attribuzione partita iva alla partita iva estera.
Il certificato di attribuzione partita iva viene utilizzato per fini diversi, talvolta non solo legati agli adempimenti fiscali.
Scopriamo a cosa serve, cosa lo differenzia dal certificato partita iva e quando diventa necessaria l’acquisizione di una partita iva estera.
Certificato di attribuzione partita Iva: cos’è e quando serve
Il certificato di attribuzione partita iva è un documento ufficiale che testimonia il possesso di partita iva del richiedente, libero professionista o società. Si distingue dal certificato partita iva in quanto quest’ultimo è un semplice documento in carta bianca che non ha alcuna validità ufficiale.
Il certificato di attribuzione partita iva, essendo firmato e protocollato dall’ente che lo rilascia, può essere richiesto al fine di conseguire un mutuo, un prestito, ma anche per procedere alla cessazione di un’attività e ad altre procedure amministrative.
Quali informazioni contiene?
Nel certificato di attribuzione partita iva sono indicate le informazioni anagrafiche e lavorative del richiedente.
Dunque, nel caso di un libero professionista il certificato contiene: nome, cognome e codice fiscale del soggetto, l’indirizzo di residenza e la qualificazione professionale. Invece, se a richiederlo è il titolare di una società nel certificato saranno presenti: informazioni anagrafiche del titolare della società, indirizzo di residenza del titolare, domicilio fiscale e natura giuridica della società.
Chi rilascia e come richiedere il certificato di attribuzione partita Iva
Il certificato di attribuzione partita iva deve essere richiesto all’Agenzia delle Entrate, unico ente che provvede alla sua realizzazione e al suo rilascio. Possedere un numero di partita iva è necessario al fine di versare l’imposta dovuta a seguito di operazioni commerciali volte alla vendita di beni e/o di prestazione di servizi, che sia fisica o online.
Commercio online diretto e indiretto
Seguendo la normativa vigente, il versamento dell’iva varia in base alla tipologia di commercio svolto e alla territorialità dell’operazione.
Al fine di comprendere quando è necessario aprire una partita iva anche all’estero, è utile definire e distinguere il commercio online diretto e indiretto.
È commercio online diretto quando tutte le operazioni e le transazioni legate alla vendita di beni o di servizi avvengono online (ordine, acquisto, pagamento e consegna).
Sono operazioni di commercio online diretto, ad esempio, la vendita di software, siti web, web hosting, database, app, musica o film la cui consegna è servita dallo stesso mezzo di richiesta, ossia internet.
Invece, è commercio online indiretto quando le operazioni di vendita di beni o di servizi avvengono in parte online e in parte fisicamente, ad esempio in caso di acquisto online e consegna domiciliare tramite vettore.
La diversa tipologia dell’acquirente differenzia l’entità dello scambio commerciale in B2B (business to business) e B2C (business to consumer), il suo luogo di residenza è utile, invece, al fine di definire se e come versare l’iva.
Partita Iva estera: cos’è e quando è necessario aprirla
Chi richiede un numero di partita iva in un paese diverso dal luogo di residenza fiscale della propria società o attività entra in possesso di una partita iva estera.
Le aziende e gli operatori impegnati nel commercio online indiretto che effettuano operazioni intracomunitarie B2C devono compiere alcune operazioni:
- Iscriversi al VIES
- Inviare mensilmente o trimestralmente gli elenchi Intrastat all’Agenzia delle Dogane
- Annotare quotidianamente il libro dei corrispettivi con la somma totale, comprensiva di iva, delle vendite effettuate
- Emettere fattura fiscale anche solo su esplicita richiesta dell’acquirente
Le operazioni intracomunitarie B2C sono soggette all’applicazione dell’aliquota iva vigente nel paese comunitario in cui avviene la vendita, entro le soglie di fatturato previste dall’UE. Superate queste soglie i soggetti impegnati nella vendita intracomunitaria B2C devono aprire una posizione iva in ogni paese comunitario coinvolto.
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