E-commerce estero: l’Italia in crescita
I dati di ottobre lasciano ben sperare per la crescita dell’e-commerce estero: più vendite, più made in Italy, più esportazioni.
Ma cosa significa questo in termini fiscali? In che direzione va mercato italiano delle vendite online?
Il Politecnico di Milano parla di una crescita del quasi 20% rispetto all’anno scorso.
Gli e-commerce italiani crescono, quelli che vendono all’estero ancora di più, definiti dall’Osservatorio e-commerce B2c e dal Netcomm una vera esplosione con fulcro innanzitutto in Cina e poi in Europa (Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna). Nella crescita europea si configurano anche i dati italiani, ancor più interessanti se confrontati con quelli di un anno fa. Gli italiani acquistano di più online rispetto al 2017 e complessivamente vendono di più online, a prescindere dall’andamento delle singole regioni.
Quali sono i settori più interessati dall’e-commerce estero?
Sicuramente l’abbigliamento e l’automotive sono i settori più legati all’internazionalizzazione con una crescita notevole del cross border (vendita online da parte di un paese che ha sede in un « posto » diverso da quello di destinazione della merce) davvero soddisfacente rispetto al 2017. Negli ultimi mesi si registra un incremento delle vendite online anche nel settore manifatturiero. Segnali importanti per il nostro paese e per i giovani che decidono di lanciarsi in attività online.
Non mancano le difficoltà dal punto di vista logistico, non è facile gestire magazzino, spedizioni ecc, e da quello fiscale, sempre piuttosto complesso da comprendere senza rischiare di commettere errori, soprattutto per i “principianti”.
E gli obblighi fiscali?
Decidere di aprire un e-commerce e vendere dall’Italia verso altri paesi richiede l’assolvimento di alcuni adempimenti fiscali, come la nomina del rappresentante fiscale, un professionista che si confronta con le autorità del paese di riferimento per quanto concerne la fiscalità, appunto. Questa figura si occupa di tutti le attività necessarie per esportare in un altro Stato, a partire dall’apertura della partita Iva estera, sgravando le aziende da ulteriori preoccupazioni.
È importante che il rappresentante fiscale venga nominato prima che le operazioni per le quali deve occuparsi “dell’Iva” si compiano. La nomina del rappresentante fiscale può attivarsi sia con un atto pubblico, sia con un documento consegnato all’Agenzia delle Entrate della zona in cui viene nominato.
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