Riposo settimanale autisti: nuovi chiarimenti dall’UE
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La comunità europea continua a diffondere chiarimenti circa le norme sul trasporto internazionale. Chi ha pagato sanzioni per il riposo in cabina ora può fare ricorso e recuperare l’importo versato. Vediamo perché.
Autotrasporto e riforme
Il settore dei trasporti è da tempo interessato da un processo di riforma intento a disciplinare l’attività di distribuzione merci senza perdere di vista la sicurezza stradale e la tutela degli autotrasportatori. Un percorso che ha visto la nascita di un regolamento europeo, di un pacchetto mobilità e di numerosi chiarimenti comunitari che le aziende degli stati membri devono rispettare.
Non solo ore di guida dei mezzi pesanti, tachigrafo intelligente, documentazione a bordo e distacco autisti, uno degli aspetti su cui gli organi europei si sono pronunciati più volte è il tempo di riposo degli autisti. Un diritto e un dovere il cui mancato rispetto provoca sanzioni e ritiro di documenti.
Il riposo degli autisti e gli interventi comunitari
Nel 2006 la comunità europea approva il Regolamento 561 che punta a “migliorare le condizioni sociali dei lavoratori dipendenti cui si applica, nonché la sicurezza stradale”.
All’art. 4 del Regolamento il legislatore europeo definisce cosa s’intende con riposo settimanale degli autisti e distingue il riposo settimanale regolare da quello ridotto. Il primo è identificato in un tempo di almeno 45 ore, il secondo, invece, si riferisce a un tempo di riposo ridotto in quanto inferiore alle 45 ore e di durata minima di 24 ore continuative.
Il conducente nel corso di due settimane è tenuto ad effettuare due riposi settimanali regolari; in alternativa, a un primo riposo settimanale regolare deve seguire un riposo settimanale ridotto di almeno 24 ore.
In trasferta i periodi di riposo giornalieri e quelli settimanali possono essere “consumati” a bordo del veicolo, solo se quest’ultimo è dotato delle attrezzature utili a garantire la sicurezza e l’ottimale riposo del conducente.
Nel 2017, a seguito di un ricorso da parte di un’impresa di trasporti, la corte di Giustizia europea ha chiarito che non è consentito effettuare il riposo settimanale regolare nella cabina del veicolo. Questa possibilità è infatti prevista solo per il riposo settimanale ridotto.
Un chiarimento fondamentale che consente agli autotrasportatori e ai datori di lavoro di evitare le sanzioni previste dallo stesso Regolamento 561/2006.
Riposo autisti in cabina: le ultime dall’UE
Le notizie in materia di riposo autisti non finiscono qui, infatti, di recente, l’IRU (International Road Transport Union) ha diffuso quanto affermato dal Direttore Generale del Direttorato per la Mobilità e Trasporto.
Le autorità nazionali competenti in materia di controlli non sono autorizzate ad esigere dagli autotrasportatori i documenti comprovanti il rispetto dell’obbligo di riposo settimanale regolare relativo a date precedenti al controllo su strada.
Pertanto coloro che hanno dovuto pagare una sanzione a seguito di un controllo avvenuto in un momento diverso dal riposo settimanale regolare in corso, possono fare ricorso all’autorità competente e richiedere il rimborso della sanzione versata.
Ad ogni nazione il suo divieto
Dal 21 febbraio 2019 anche in Spagna è vietato trascorrere il periodo di riposo settimanale regolare in cabina. La pena prevista a scapito dei trasgressori è pari a 2.000 €.
In Francia, invece, nel luglio 2016 è stato approvato il decreto n° 418 proposto il 7 aprile dello stesso anno.
Meglio conosciuta come Legge Macron, questa norma prevede misure specifiche per le aziende che provvedono al distacco autisti in Francia o che si occupano di attività di cabotaggio.
Tra gli obblighi previsti: la nomina di un rappresentante fiscale in loco, apposita attestazione da produrre e tenere anche a bordo del veicolo, uno stipendio commisurato alla base minima francese e il rispetto delle norme sociali del territorio.
Chi non rispetta queste disposizioni rischia sanzioni da 750 a 500.000 €.
Non è semplice per le società di trasporti restare aggiornati su quanto accade nel resto d’Europa, soprattutto se chi si occupa di gestione aziendale deve già fare i conti con la burocrazia nazionale e la programmazione ordinaria.
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