Contributo Conai: gli aumenti del 2020 e il rimborso sulle esportazioni
Crescono i contributi del Conai per gli imballaggi difficili da smaltire. Ecco tutte le novità.
Dal 1° gennaio 2020 il contributo Conai sugli imballaggi aumenta. Importi che lievitano nel caso di imballaggi di difficile smaltimento e che vengono modulati per cause diverse. Il contributo Conai è obbligatorio, si differenzia dalla plastic tax e talvolta può essere recuperato per i casi in cui è previsto il rimborso.
Anno nuovo, contributi nuovi: gli aumenti del Conai dal 2020
Dal 1° gennaio 2020 i contributi Conai finora previsti aumenteranno per ogni tipo di imballaggio a seguito delle misure stabilite dal programma generale di prevenzione e di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio.
Il contributo Conai è una quota obbligatoria versata al consorzio dalle aziende e dai soggetti coinvolti in attività di cessione e di importazione di imballaggi. Con questo contributo il consorzio finanzia tutte le attività utili alla realizzazione e alla promozione delle operazioni di raccolta, smaltimento e riciclo degli imballaggi.
Dal 1°gennaio il contributo per gli imballaggi in carta passa da 20 a 35€/tonnellata; resta invariata invece la quota aggiuntiva prevista per i poliaccoppiati a prevalenza carta, idonei al contenimento dei liquidi, fissata a 15€/tonnellata.
Per gli imballaggi in plastica il contributo passa da 263 a 330€/tonnellata mentre per quelli in legno varia da 7 a 9€/tonnellata.
I nuovi aumenti riguardano anche le fasce contributive previste per gli imballaggi in plastica; si tratta di una suddivisione inserita nel 2016 dal Conai per differenziare i materiali plastici e incentivare la riduzione dell’impatto ambientale degli imballaggi. Partendo da una prima suddivisione in A, B e C si è arrivati ad introdurre quest’anno anche la B1 e la B2.
A: riguarda gli imballaggi con una filiera di selezione e di riciclo efficace e consolidata dal circuito commercio e industria. Questo contributo resta invariato e dunque fissato a 15€/tonnellata.
B1: coinvolge gli imballaggi con una filiera di selezione e di riciclo efficace e consolidata dal circuito domestico. Anche questo resta invariato, pari a 208€/tonnellata.
B2: per imballaggi con una filiera di selezione e di riciclo in fase di sperimentazione e consolidamento dal circuito sia domestico che di commercio e industria. Nel 2020 il contributo aumenta a 436€/tonnellata.
C: include tutti gli imballaggi con prodotti non selezionabili e riciclabili con le tecnologie attuali, contributo che dal 1° gennaio aumenta a 546€/tonnellata.
L’aumento coinvolge anche il calcolo forfettario che viene fatto senza distinzione di materiale sul peso complessivo degli imballaggi di merci importate e che passa da 65 a 85€/tonnellata.
Cosa c’è dietro il prossimo aumento dei contributi Conai?
Sono molteplici le cause che provocano questi aumenti. Dalle pressioni delle associazioni coinvolte nella filiera come Corepla, Comieco e Rilegno all’aumento impattante del 12% della raccolta differenziata sui costi di sistema.
La variazione del contributo per gli imballaggi in carta è stata spinta sia dalle enormi quantità di materiale pervenute al consorzio – circa 600.000 tonnellate solo da raccolta differenziata – sia dalla diminuzione dei valori economici del macero.
Nel caso del legno, invece, determinante è stata la chiusura dell’unico impianto di smaltimento presente nel Mezzogiorno che ha provocato l’aumento dei costi per il trasporto dei rifiuti nell’impianto sito al Nord Italia.
Come si paga il contributo Conai?
Il contributo Conai, pagato per tutti gli imballaggi che concludono il loro ciclo di vita in Italia, viene corrisposto in fattura in prima cessione, ossia nel momento esatto del trasferimento, anche temporaneo, del materiale dal produttore dell’imballaggio vuoto o finito all’utilizzatore.
Considerato il peso e la tipologia del materiale d’imballaggio, la somma dovuta viene segnalata in fattura dal produttore che cede gli imballaggi all’utilizzatore. Il momento di “prima cessione” viene indicato, caso per caso, dal consorzio attraverso una guida consultabile e scaricabile dal sito online.
Plastic Tax: un provvedimento che tocca anche il contributo CONAI
Tra le proposte della manovra 2020 presentate dal Governo al Consiglio dei Ministri c’è anche la plastic tax, un’imposta volta alla disincentivazione dell’uso della plastica dannosa che sposa gli intenti statali di sostenibilità ambientale.
La plastic tax non è il contributo Conai; infatti c’è un importante differenza tra questi due concetti che viene sottolineata anche dalle associazioni e dalle aziende contrarie al provvedimento proposto dal governo.
Il contributo Conai è una quota volta a sostegno dell’ambiente perché utile al finanziamento di operazioni di raccolta, smaltimento e riciclo degli imballaggi. Contributo che viene corrisposto al consorzio e che non va, dunque, nelle tasche dell’Erario. Diversamente la plastic tax corrisponde a un’imposta pari a 1€ per ogni kg di plastica versata esclusivamente allo Stato.
Secondo Confindustria, contrariamente al contributo Conai, la plastic tax rischia solo di danneggiare tutte le industrie impegnate nella realizzazione, nella trasformazione e nel riciclo della plastica senza recare alcun beneficio all’ambiente. Questo settore in Italia conta 10mila aziende e 150mila addetti con un fatturato che va oltre i 40 miliardi di euro e che rischierebbe di registrare forti cadute se la plastic tax dovesse essere confermata.
Inoltre, associazioni, sindacati e le maggiori industrie del settore come Unionplast e Plastic Europe affermano che questo provvedimento danneggia tutte le aziende, non solo quelle che producono o lavorano plastica “cattiva”, bensì anche quelle che negli anni hanno investito soldi e impegno per migliorare il processo industriale e renderlo il più sostenibile possibile.
Rimborso CONAI: recupera il contributo versato
Il contributo Conai viene versato nel rispetto di un concetto molto semplice: l’imballaggio prodotto e immesso al consumo attraverso l’acquisto del consumatore deve essere poi smaltito o riciclato quando diventa un rifiuto. Se queste ultime due attività vengono compiute in Italia allora le aziende devono versare una quota al consorzio per contribuire al finanziamento delle attività da svolgere nel rispetto dell’ambiente e delle norme italiane.
Diversamente, gli imballaggi vuoti o pieni che vengono prodotti in Italia e trasferiti all’estero per attività di export sono esenti dal pagamento del contributo Conai, in quanto il prodotto concluderà il suo ciclo di vita altrove, in un paese destinatario del quale l’azienda interessata deve seguirne le norme in materia di rifiuti.
Quest’esenzione però non viene resa con un reale mancato pagamento, ma con la possibilità di ottenere il rimborso della quota versata. Cosa significa? Che il contributo viene versato nel momento di prima cessione per effetto del trasferimento dal produttore all’utilizzatore (ex-post) o definito secondo un plafond ipotetico determinato in base alla quantità dichiarata nell’anno precedente (ex-ante), ma che può essere recuperato con una richiesta di rimborso.
Perché farlo da solo? Tecno Vat ti assiste sia nelle operazioni da svolgere all’estero, registrando la tua azienda al consorzio di riferimento e inoltrando la dichiarazione ‘put to market’ con la determinazione degli importi dovuti, sia nelle attività da svolgere in Italia per il recupero del contributo Conai già versato.
Visita la pagina dedicata al rimborso del contributo Conai o compila il form per saperne di più.