Dal certificato tedesco alla sostenibilità: la vendita online esige certificazioni
Chi intende vendere online e beneficiare della visibilità europea offerta dalle piattaforme digitali, come Amazon, eBay, Zalando ed altri, deve necessariamente entrare in possesso delle certificazioni richieste. Da quelle fiscali a quelle di sostenibilità: il processo di selezione riservato agli aspiranti venditori diventa più articolato e include il possesso di precise certificazioni.
Vendere online in Europa con i marketplace: Iva e sostenibilità
È vero: chi sceglie di vendere online servendosi di piattaforme intermediarie come i marketplace riceve il grande vantaggio di poter esporre la propria merce – o i propri servizi – ad una platea di consumatori molto vasta. Amazon è un marketplace, come lo è eBay e come lo sono tante altre piattaforme digitali che permettono ai venditori di divenire partner accreditati e di vendere nelle aree geografiche desiderate: in Italia, in Europa e anche in paesi extra UE.
Basta definire le impostazioni dell’area personale, strutturare delle inserzioni e il gioco è fatto? Beh, non proprio.
Vendere online, specie se si sceglie di farlo oltre i confini nazionali, richiede anche l’osservanza di specifici adempimenti burocratici. In molti paesi europei bisogna aprire una posizione fiscale in loco al fine di provvedere al versamento dell’Iva dovuta per i ricavi maturati nel territorio di residenza degli acquirenti. In altri casi, come in Germania, bisogna anche fornire al marketplace un certificato fiscale per dimostrare il corretto adempimento degli obblighi fiscali da parte del venditore.
Quelli fiscali però non sono i soli certificati che i marketplace chiedono ai venditori.
L’approccio alla sostenibilità è sempre più articolato tra i consumatori, attenti all’inquinamento ambientale e a fare acquisti responsabili. Pertanto, i marketplace adottano precise strategie per selezionare i venditori a cui riservare l’opportunità di vendere mediante la propria vetrina digitale.
C’è chi sceglie di adottare una propria etichetta ambientale da concedere alle sole aziende/imprese in possesso di alcune certificazioni di sostenibilità; questo è il caso, ad esempio, di Amazon e della sua Climate Pledge Friendly. Poi c’è chi si dedica alla verifica dei materiali usati, del packaging, dei valori aziendali, dell’aspetto, del tipo di spedizione, incluso un test di uso personale del prodotto, come nel caso di Friendly Shop. C’è il metodo di Staiy, il marketplace di moda sostenibile fondato a Berlino da quattro italiani per garantire anche alla moda sostenibile la stessa accessibilità digitale. Staiy impone agli aspiranti venditori il superamento di un lungo iter di selezione, caratterizzato da: verifiche fisiche e digitali dei prodotti, controllo del processo di produzione e di tutta la filiera, superamento di un test di 63 domande su cinque pilastri (acqua, aria, materiali, condizione del lavoratore e impegno del brand) e la verifica del possesso di certificazioni ambientali.
Certificato fiscale tedesco: cos’è e a cosa serve
Il certificato fiscale tedesco “Bescheinigun nach § 22f UStG” è un documento introdotto con apposita modifica legislativa e reso obbligatorio a partire dal 1° gennaio 2019. I venditori interessati a proporre i propri beni/servizi in Germania sono tenuti ad entrarne in possesso, sia per dimostrare il rispetto dei versamenti Iva e sia per evitare sanzioni. Il possesso del certificato fiscale tedesco interessa:
- I venditori residenti in Germania
- I venditori che risiedono in altri paesi, ma vendono a consumatori residenti in Germania
- I venditori che usano gli hub logistici tedeschi per lo stoccaggio e la distribuzione della merce
Chi usa account.de di marketplace come Amazon o eBay per vendere in Germania è obbligato ad ottenere il certificato fiscale tedesco. Questi ultimi potrebbero essere ritenuti responsabili del mancato versamento Iva alle autorità tedesche, pertanto, impongono ai venditori il possesso della partita Iva tedesca e il caricamento del certificato nella sezione dedicata.
Ricorda: bisogna caricare un certificato fiscale tedesco per ogni account.de posseduto.
Partita Iva tedesca, codice fiscale e certificato fiscale tedesco: ecco le differenze
Si tratta di tre elementi differenti rilasciati dallo stesso ente, per cui l’uno non va confuso con l’altro.
Il codice fiscale tedesco viene rilasciato dall’ufficio delle imposte tedesco a seguito della registrazione dell’attività del venditore. È chiamato Steuenummer, è formato da soli numeri (in genere da 10 a max 13 cifre e a volte separate con una barra), è valido per ogni imposta da versare e va usato in tutte le comunicazioni con l’ente che lo rilascia.
La partita Iva tedesca viene attribuita dall’ufficio delle imposte tedesco a seguito della registrazione dell’attività. Serve ad aprire una posizione fiscale nel territorio alemanno ed è composta dalla sigla DE seguita da 9 numeri.
Il certificato fiscale tedesco “Bescheinigung nach §22f UStG” è il documento che l’ufficio delle imposte locale rilascia su apposita richiesta del venditore e serve a certificare che tale soggetto imprenditoriale rispetta gli adempimenti Iva definiti dalla relativa norma tedesca.
Gruppo Tecno: dal supporto fiscale alle certificazioni ambientali
Al fine di semplificare i processi e assicurarsi che ogni procedura avvenga nel rispetto delle norme vigenti nei singoli Stati europei, gli stessi marketplace raccomandano di rivolgersi a consulenti esperti in fiscalità internazionale.
Dunque, se stai cercando un consulente fiscale sei nel posto giusto: compila il form sottostante e sarai ricontattato al più presto da un nostro esperto.
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